
Marco Fraschia – Preside e docente
Il quarto appuntamento con i dialoghi di “Cammino libero” è dedicato a una chiacchierata con Marco Fraschia.
Marco, classe 1964, laureato in lettere classiche, dopo aver insegnato greco per più di vent’anni al Liceo valdese di Torre Pellice, dal 2016 è preside nonché docente di Storia delle Religioni e Storia locale presso lo stesso istituto.
Appassionato di montagna ed escursionismo è stato Presidente del CAI UGET Val Pellice e mantiene tuttora la carica di Consigliere.
Ho incontrato Marco durante un’escursione a fine marzo in Val Angrogna e ho realizzato sin da subito il valore che la sua testimonianza avrebbe potuto dare a “Cammino libero”.
Come prima domanda partirei da Barma Mounastira, luogo in cui ci siamo conosciuti e che ha affascinato e stupito il gruppo di escursionisti che abbiamo accompagnato nell’itinerario alla scoperta delle barme in Val Angrogna.
Quale valore ha per te Barma Mounastira e perchè è importante riscoprire quei luoghi che ci raccontano una storia di oltre un secolo fa?
Barma Mounastira è un luogo molto caro della Val d’Angrogna, già in passato alcune amministrazioni si erano interessate per capire cosa si poteva fare per valorizzarla, per evitare che andasse persa.
Anche la Comunità Montana si era attivata in merito, ma non si era mai riusciti a fare quel passo in più che invece ad esempio è stato fatto nel caso di Balma Boves.
L’intervento di un privato, Elio Pons, a cui bisogna rendere merito, ha permesso di iniziare un’attività di ristrutturazione che ha consentito il recupero di gran parte della struttura.
Il mio legame affettivo alla barma è dipeso dall’amore che mio figlio Davide ha sempre avuto per quel borgo montano di cui era venuto a conoscenza dai racconti dell’ultimo nato a Barma Mounastira.
Davide, tragicamente mancato nel 2020, avrebbe voluto addirittura stabilirsi a Barma Mounastira in virtù della sua passione per la natura e affascinato dall’idea di provare a vivere in un luogo che tramandava tradizioni e una vita di tempi ormai passati.
Per me e la mia famiglia l’obiettivo di affittare la barma e possibilmente acquistarla in futuro è un modo per ricordare Davide.
Lo scopo è valorizzare la struttura facendola conoscere attraverso eventi, attività o semplicemente accogliendo turisti ed escursionisti desiderosi di scoprire questo gioiello nascosto nelle nostre valli.
Il mio personale approccio al ruolo di guida escursionistica ambientale è cercare di coniugare la bellezza delle nostre valli e montagne con la loro storia e cultura. Come profondo conoscitore delle nostre valli e delle dinamiche legate all’escursionismo/alpinismo quali suggerimenti ci puoi dare per sviluppare e migliorare la frequentazione delle nostre montagne?
A mio parere una modalità per sviluppare la frequentazione delle nostre montagne è quello di fare “toccare con mano” o in altre parole abbinare l’escursione a una particolare esperienza. Un esempio, sperimentato con i nostri studenti, potrebbe essere quello di associare un’escursione ad un alpeggio con la dimostrazione di come si trasforma il latte in formaggio.
È un modo per riappropriarsi di una cultura materiale che noi spesso dimentichiamo o ignoriamo.
Alla stessa stregua coinvolgere professionisti del settore, per esempio guardacaccia o guardiaparco, porta indiscutibilmente valore aggiunto all’esperienza dell’escursione.
Anche coniugare il cammino con la lettura o la musica consente di enfatizzare l’aspetto emozionale dell’escursione, non solo demandato alla bellezza del paesaggio, ma anche alla condivisione di altre esperienze.

Uno dei progetti che abbiamo per il prossimo anno è quello di inserire nel calendario una parte del percorso del glorioso rimpatrio dei valdesi, rendendolo poi un appuntamento fisso negli anni successivi. So che ti sei cimentato più volte lungo l’itinerario dell’esilio e del glorioso rimpatrio.
Che tipo di esperienza è stata? Perchè è importante ripercorrere quel tragitto che è stato così importante per i valdesi?
Il percorso del glorioso rimpatrio dei valdesi è una bellissima esperienza che personalmente conosco bene avendola fatta sia a piedi che in bicicletta.
La prima volta è stata nel 2009 con i miei studenti. Abbiamo preparato il viaggio durante le lezioni di Storia Locale, una sorta di laboratorio di ricerca storica. Il tutto è stato organizzato con una rappresentazione teatrale e da diverse uscite di allenamento.
Il percorso lo abbiamo fatto nelle stesse date e con le stesse tappe del glorioso rimpatrio attraversando il lago di Ginevra il 16 agosto e partendo all’alba del 17 agosto per arrivare a Bobbio Pellice il 28 agosto. L’unica variante rispetto allo storico rimpatrio è stata l’utilizzo delle biciclette in alcuni giorni che prevedevano distanze giornaliere di 40/50 km…troppo impegnative per ragazzi/e a cui non potevamo chiedere di camminare per 12/14 ore in modo continuativo.
In occasione dei miei 50 anni, nel 2014, ho fatto l’itinerario dell’esilio con la bicicletta in 4 giorni (Saluzzo-Ginevra) e a piedi al ritorno il percorso del glorioso rimpatrio (Ginevra-Bobbio Pellice, più di 250 chilometri) riuscendo ad abbreviare il numero complessivo di giorni di camminata da 12 a 8.
Si tratta di un itinerario di alta montagna, estremamente suggestivo per i paesaggi e il valore naturalistico e storico dei territori attraversati.
Per una guida escursionistica e i propri clienti è un’esperienza imperdibile, suggellata dalla consapevolezza di ripetere anche solo in parte l’impresa storica dei valdesi.
Il tema del ripopolamento delle nostre valli e montagne secondo te è attuale o è solo un apparente e temporaneo fenomeno legato ai difficili due anni che ci siamo lasciati alle spalle? Come vedi l’evoluzione dell’economia delle nostre valli nel breve-medio periodo?
Alcuni segnali, seppur piccoli, siamo sicuramente riusciti ad intravederli negli ultimi tempi.
Si tratta in particolare di piccole aziende agricole in Val Pellice dedite soprattutto alla coltivazione di ortaggi che poi vengono rivenduti escludendo i canali della grande distribuzione.
Anche in Val Angrogna ci sono stati alcuni casi che dimostrano la volontà da parte di giovani famiglie o di singoli individui di mettersi in gioco e scommettere su un futuro più sostenibile e attento alle tradizioni e cultura delle nostre valli.
È comunque necessario in parallelo un sostegno delle amministrazioni senza il quale è oggettivamente difficile far crescere questo tipo di economia di prossimità.
So che sei molto attento alle aspirazioni e sensibilità dei nostri giovani (vedi anche la rassegna teatrale “Incursioni emotive” che è stata organizzata dal tuo liceo). Le incursioni emotive potrebbero anche trasformarsi, almeno in parte, in escursioni emotive? Cosa fare per portare i giovani e adolescenti sui sentieri delle nostre montagne?
Il concetto di escursioni emotive è sicuramente molto interessante.
Noi come scuola siamo probabilmente privilegiati in quanto avendo l’indirizzo sportivo alcune proposte le facciamo d’ufficio. Va detto che comunque le attività sono sempre aperte a tutti e otteniamo un buon riscontro anche dagli studenti che non sono iscritti all’indirizzo sportivo.
Certamente i giovani sono meno propensi all’escursione essendo più attratti magari dal bouldering o dal kayak, ma è pur vero che raggiunta la metà c’è sempre grande soddisfazione.
È importante riuscire a condividere con i giovani il concetto che passo dopo passo puoi raggiungere un obiettivo riuscendo a misurare le forze e tollerare la fatica.
Quali progetti e sogni hai per l’immediato futuro?
Il sogno che sto realizzando con mia moglie è quello delle coste italiane ovvero percorrere a piedi tutta la costa italiana, da Ventimiglia a Trieste.
Adesso siamo arrivati a Massa, nei prossimi anni proseguiremo il cammino ogni volta aggiungendo un tratto fino a raggiungere la meta, anche ampliando il numero di camminatori.
È un itinerario dove cammini sul bordo mare e, all’occorrenza, anche sui sentieri cercando sempre di stare più vicino possibile alla costa.
Sicuramente è un progetto a medio-lungo termine che fino ad ora ci ha positivamente stupito per l’accoglienza ricevuta.
Altro obiettivo più a breve termine è fare il Po in bicicletta, partendo dalle sorgenti e arrivando alla foce transitando sulla sponda sinistra del fiume.
Insomma… con la giusta dose di fantasia non ho previsioni di annoiarmi in futuro e sicuramente l’escursionismo manterrà sempre un posto di riguardo nel mio tempo libero!
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