
Silvia Bonino – Psicologa e scrittrice
Il secondo dialogo di “Cammino libero” mi dà l’opportunità di intervistare Silvia Bonino, professore onorario nel Dipartimento di psicologia dell’Università di Torino, dove ha insegnato per molti anni psicologia dello sviluppo e dell’educazione.
Silvia Bonino e’ autrice di numerosi libri scientifici e divulgativi e scrive sulla rivista Psicologia Contemporanea.
Il libro della Bonino su cui ci soffermiamo in questo dialogo è “La leggenda del Re di Pietra”, il Monviso, la montagna simbolo per la gente della pianura, un riferimento senza tempo, visibile da ogni luogo del territorio piemontese, e non solo.
Il Monviso diventa protagonista della leggenda che affonda le sue radici nella notte dei tempi, quando ancora gli uomini non esistevano.
La natura è la protagonista del libro, descritta attraverso una favola ecologica che stupisce e rapisce il lettore. Una favola che, nella sua parte finale, sembra preconizzare una realtà che osserviamo attoniti in questi ultimi tempi.

Prof.ssa Bonino, per noi piemontesi il Monviso non è una montagna ma “La montagna”, una presenza silenziosa ma imperiosa che da sempre rapisce lo sguardo. E’ questo uno dei motivi per i quali il libro che lei ha scritto sul Re di Pietra non può non appassionare il lettore che lo osserva tutti i giorni. Come è nata l’idea, quali motivazioni l’hanno spinta a scrivere il libro?
Non è così semplice indicare motivazioni e stimoli che spingono a scrivere un libro, ci sono aspetti consci e inconsci che si intersecano e di cui gradualmente diventiamo consapevoli nel tempo.
Una motivazione più generale è sicuramente l’amore per la montagna che ho frequentato vivendo molte esperienze ricche e importanti. Tutto ciò è presente nel libro, ci sono i paesaggi, gli animali, i venti, il cielo di giorno e di notte, le nuvole, tutto l’ambiente naturale nei suoi aspetti di severità ma anche di bellezza.
In più c’è l’affetto per questa montagna, una presenza costante e rassicurante nella vita dei piemontesi e dei pinerolesi in particolare. Si alza lo sguardo e il Monviso è lì che fa da fondale al nostro paesaggio. Ricordo che rientrando da Torino o da luoghi più distanti ho sempre avuto l’impulso di cercarlo ricevendo in cambio la sensazione di essere tornata a casa.
Il Monviso è, nello stesso tempo, una presenza particolare. Gli uomini hanno sempre identificato le montagne con le divinità; ho capito dopo aver scritto il libro che per me il Monviso rappresenta una sorta di Dio minore, un essere benevolo che veglia da sempre, che dà sicurezza.
Da qui l’idea di dare voce a questa montagna; non siamo solo noi che la guardiamo e la interpretiamo ma è lei che guarda e interpreta noi, una presenza molto attenta agli esseri umani e alle loro vicende.
Nel libro ho assecondato il desiderio di accostare le persone ai temi della natura, affrontando il rapporto uomo-natura con lo strumento della narrazione, del racconto, in grado di catturare l’attenzione e smuovere le nostre emozioni.
L’affermazione che “La leggenda del re di pietra” è una favola ecologica la trova d’accordo?
Sì, può essere considerata una favola ecologica perché spinge a riflettere, in modo emotivo, il nostro rapporto con la natura.
Noi occidentali veniamo da una tradizione di un rapporto di dominio sulla natura, un aspetto molto radicato nella nostra cultura, c’è una distanza tra noi e la natura, l’uomo ha l’interesse predominante di trarne dei vantaggi, di assoggettare la natura con gli effetti disastrosi che stiamo vivendo.
In realtà sappiamo che la natura è fatta dai nostri stessi elementi, noi abbiamo nel nostro DNA non soltanto geni che condividiamo con gli animali ma anche con i vegetali. C’è una comunanza con la natura che ho voluto interpretare rileggendo il Monviso come un essere che partecipa alle vicende umane, che è vicino a noi.
Non è né regressivo né infantile attribuire al Monviso delle attenzioni, parole e sentimenti per gli uomini.
E’ una favola ecologica in senso ampio perché considera lo stretto rapporto tra gli uomini e il mondo naturale, non per appiattire l’essere umano sminuendo le sue qualità ma anzi enfatizzando le sue qualità che lo rendono un “mammifero speciale”.
Il libro ha l’obiettivo di accostare le persone in maniera più indiretta ma emotivamente più forte al tema del rapporto con la natura con un atteggiamento positivo di apertura verso il futuro, verso la speranza.

Senza svelare il finale del libro, le chiederei se il Monviso può insegnarci qualcosa….
Il Monviso ci può insegnare con le sue vicende recenti quali possono essere gli impatti del cambiamento climatico, si veda il crollo rovinoso del ghiacciaio sospeso di Coolidge avvenuto nel 1989, evento forse non completamente compreso e passato un po’ inosservato.
Nel libro il Monviso ci aiuta a riflettere sulla bellezza della natura e la sua interconnessione con ciò che gli esseri umani stanno facendo, la follia distruttiva dell’uomo che in questi giorni viviamo in diretta nelle drammatiche cronache della guerra.
Gli esseri umani spesso si illudono che l’obiettivo primario sia salvare il pianeta e il suo ambiente quando in realtà si tratta in primis di salvare l’umanità. Se parliamo della terra e dei suoi tempi geologici gli effetti dei cambiamenti climatici la renderanno diversa ma quello che conta è salvare l’essere umano che mai come oggi sembra inerme di fronte a una catastrofe nucleare.
La grande attenzione che il Monviso esprime nel libro, unita all’affetto e alla tristezza per le sorti dell’uomo, ci aiuta a comprendere meglio chi siamo, quali qualità, potenzialità e anche drammatici difetti abbiamo.
La leggenda del Re di Pietra ci aiuta a essere maggiormente consapevoli non solo del nostro rapporto con la natura ma anche di noi stessi, su come siamo cambiati nel tempo sapendo che il Monviso ci osserva fin dai tempi della preistoria.
Prevale alla fine un messaggio di speranza perché attraverso una maggiore consapevolezza di sé gli esseri umani possono veramente scoprire una maniera migliore nell’arte della convivenza.
Oltre a quello che ci può insegnare il Monviso, parlando in generale di montagna qual è l’opinione di Silvia Bonino su escursionismo e frequentazione della montagna?
A mio parere anni fa prevaleva forse una visione più dominante, la montagna si doveva conquistare a scapito di un approccio più conoscitivo-contemplativo che consenta di capire questo mondo da un punto di vista umano.
La montagna è un ambiente abitato da millenni, è fondamentale la giusta attenzione a chi la montagna la vive…aspetto non sempre considerato con la giusta attenzione dal turismo naturalistico che a volte privilegia il concetto di “parco giochi” a disposizione dei cittadini che la frequentano in modo ludico ed estemporaneo.
Chi vive in montagna ha la sua storia, la sua dignità, la sua difficoltà che ancora oggi permane e che va rispettata partendo dalla volontà di capire e conoscere, quello che il Re di Pietra nel libro ci dimostra con la sua attenzione agli uomini.
La montagna ritengo sia molto educativa per le giovani leve, insegna che passo dopo passo arrivi alla meta, insegna a darsi un obiettivo, a tollerare la fatica, a misurare le forze e non scoraggiarsi…una serie di aspetti educativi che si accompagnano alla contemplazione e rispetto della natura.
Grazie a Silvia Bonino per questa intervista, in autunno uscirà la terza edizione del libro “La leggenda del Re di Pietra”, del tutto rinnovata nei disegni e con la prefazione di Luca Mercalli.

Domenico Rosselli - Guardiaparco
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